WE’LL TALK ABOUT IT LATER

Il loro capolavoro? Con pause di un giorno e un’atmosfera quasi ambient e heavy jazz, *questo* è l’apice della fusion jazz-rock britannica. We’ll Talk About It Later fu pubblicato per la prima volta su Vertigo nel 1971 e le copie originali sono oggi molto difficili da reperire. Come tutti i dischi dei Nucleus, è invecchiato in modo eccellente. We’ll Talk About It Later è probabilmente il miglior album dei Nucleus. Non solo, è nella top 5 di tutti gli album fusion. Quando nel settembre 1970 i Nucleus entrarono nei Trident Studios per registrare il successore di Elastic Rock, avevano già vinto il premio come miglior gruppo al Montreux Jazz Festival. Presentato ancora una volta in una copertina apribile fustellata disegnata da Roger Dean, continua a dimostrare l’affiatamento e l’interazione che avevano funzionato così brillantemente su Elastic Rock; le sontuose linee di tromba e flügelhorn di Carr, le tastiere elettriche piene di funk di Karl Jenkins, la chitarra wah-wah di Chris Spedding, il sax di Brian Smith e la base ritmica del batterista John Marshall e del bassista Jeff Clyne. Questa edizione è stata rimasterizzata dai nastri master originali della Vertigo; il mastering di Simon Francis e il taglio di Cicely Balston agli AIR Studios tessono la loro solita magia con queste meravigliose registrazioni. La splendida custodia fustellata è stata come l’originale raffigurante la rivolta irlandese del 1916. Incredibile, senza tempo, da brividi.